HAI CLIENTI CHE PRODUCONO LATTE,FORMAGGIO O YOUGURT? LO SAPEVI CHE….
Latte e latticini 19/04/2017

Apr 19, 2017 HAI CLIENTI CHE PRODUCONO LATTE,FORMAGGIO O YOUGURT? LO SAPEVI CHE….

 

Latte e latticini 19/04/2017

 

 

Se fra i tuoi Clienti vi sono produttori di latte o derivati come yogurt, formaggio, burro, mozzarella e latticini in genere, o se hai sempre pensato che potresti proporti alle aziende di questo settore con le tue bellissime etichette adesive e non adesive (soprattutto NON adesive, chissà perchè ) devi sapere che oggi 19 Aprile 2017 è una data che segna una svolta molto importante:

da oggi diviene obbligatorio in Italia indicare sull’etichetta – in maniera ”chiara, visibile e facilmente leggibile” – il paese di mungitura del latte e anche il paese di lavorazione o condizionamento se diverso da quello di origine.

Questa prescrizione che era già in vigore per le confezioni di latte fresco, da oggi assume validità anche per le confezioni di latte a lunga conservazione.

 

confezioni latte fresco

Riferimenti normativi

Il provvedimento nasce dall’Unione Europea con il regolamento (UE) n. 1169/2011, al quale il Governo Italiano ha dato attuazione con il decreto del 9 dicembre 2016 firmato dai ministri delle Politiche Agricole Maurizio Martina e dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 19 gennaio e divenuto operativo, dicevamo, a partire da oggi.

L’obiettivo è quello di difendere il latte e i formaggi italiani dalla selva di prodotti caseari che utilizzano una materia prima proveniente da altri paesi.

Una recente indagine ha evidenziato che tre confezioni su quattro di latte a lunga conservazione (il 75%!!) contengono un prodotto straniero senza che l’acquirente venga informato.

Gli italiani scopriranno così che la metà delle mozzarelle vendute in Italia viene fatta con cagliata straniera, arriva in panetti che poi vengono sciolti con l’acqua, in modo da risparmiare sui trasporti: il prodotto essiccato pesa meno, con un panetto si producono chilogrammi di pasta filata.

Qualora il latte sia stato munto, confezionato e trasformato nello stesso Paese, l’indicazione di origine può essere assolta con la sola dicitura “ORIGINE DEL LATTE: ITALIA”.

Se invece le fasi di confezionamento e trasformazione avvengono all’estero sull’etichetta verrà indicato solo se si tratta di un paese dell’Unione europea o non UE utilizzando le seguenti diciture:

“LATTE DI PAESI UE”, se la mungitura avviene in uno o più Paesi europei;

“LATTE CONDIZIONATO O TRASFORMATO IN PAESI UE”, se queste fasi avvengono in uno o più Paesi europei;

“PAESI NON UE”, se le operazioni avvengono al di fuori dell’Unione Europea.

Basteranno al consumatore queste indicazioni per capire che di made in Italy non c’è nulla.

Il latte italiano non viene esportato, ne produciamo troppo poco, non basta neanche per il fabbisogno nazionale. E così l’Italia è il primo importatore europeo di latte e derivati, e la materia prima viene pagata a prezzi spesso inferiori ai costi di produzione. Il settore ha visto chiudere molte imprese per l’impossibilità di far fronte alla concorrenza dei prodotti esteri.

In teoria tutti i prodotti caseari provenienti dall’Unione Europea rispondono alle stesse normative, ma in Italia abbiamo circa cinquemila veterinari che attuano un numero elevatissimo di controlli che rendono il prodotto italiano più sicuro.

E inoltre tutto il latte e i latticini di origine italiana sono prodotti, per legge (la n. 138 del 1974), con latte crudo di raccolta: è fatto espresso divieto ai produttori di utilizzare il latte in polvere, consentito invece e largamente utilizzato in tutta Europa, in particolare dai produttori francesi e tedeschi, per motivi di costi -il latte in polvere può essere conservato e trasportato molto più facilmente- e di ottimizzazione dei processi produttivi più automatizzati. Con il risultato che i formaggi prodotti all’estero con l’uso di latte in polvere arrivano da sempre in Italia e vengono venduti con grande successo di pubblico.

 

Baby Milk Formula

(per completezza di informazione è doveroso aggiungere che non sappiamo ancora per quanto tempo resterà in vigore questa legge del 1974, che costituisce un caso unico nel continente e per la quale l’Italia si trova sotto procedura d’infrazione della Commissione Europea poiché la considera una indebita restrizione alla “libera circolazione delle merci”; con il plauso dell’industria casearia nazionale, che vorrebbe essere libera di fare utilizzo del latte in polvere, e la resistenza di piccoli allevatori, casari e loro organismi di rappresentanza come Coldiretti)

 

Con le nuove etichettature il consumatore potrà scegliere in modo informato e consapevole il Made in Italy e il produttore italiano trovare maggior tutela per le proprie produzioni.

Il provvedimento, che regolamenta tutto il latte, non solo quello di mucca ma anche quello di capra, pecora, bufala e altra origine animale, arriva quindi come una manna in questo momento per gli allevatori italiani.

Sono esclusi dall’obbligo solo i prodotti DOP e IGP perché hanno disciplinari che già impongono la tracciabilità del latte.

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Ciao e alla prossima!!